Guerra, Transcarpazia e propaganda russa

Molto spesso da parte della propaganda russa sentiamo l’affermazione, che Transcarpazia non è l’Ucraina, i transcarpatici non sono ucraini ma sono ruteni, è un popolo che non ha niente a che fare con l’Ucraina. I movimenti separatistici dei cosiddetti “ruteni” sul territorio della Transcarpazia fin dal 1991 sono stati sostenuti prima dal Partito Comunista ucraino, poi ai comunisti si è aggiunto il partito di odiosa Natalia Vitrenko, i cosiddetti socialisti progressisti, poi il sostegno è arrivato anche da parte del partito delle regioni, e fin dall’inizio i “ruteni” separatisti erano sostenuti e finanziati da Mosca.

Dopo la vittoria di Maidan e la fuga del dittatore Yanukovych, la Russia inizia a destabilizzare l’Ucraina annettendo la Crimea e creando le cosiddette “repubbliche popolari” di Luhans’k e Donetsk. Sappiamo bene tutti che le simili “repubbliche” si volevano creare in tutto il Sud-Est ucraino. Ma pochi sanno che c’è stato un tentativo di creare anche una “repubblica popolare subcarpatica”. Un tentativo molto fiacco, in quanto non sostenuto dalla popolazione. Un tale Petro Getsko si è autoproclamato il primo ministro della “repubblica popolare subcarpatica”, vive felicemente a Mosca e già da 5-6 anni non mette piede sul territorio ucraino, anche perché il Servizio della Sicurezza Ucraino ha rilasciato un mandato di cattura nei suoi confronti per il separatismo. Questo famigerato personaggio, attivo più che altro nella rete internet, scrive gli “articoli” dal nome del popolo ruteno, dove racconta del “genocidio del popolo ruteno da parte del governo ucraino”, e l’anno scorso ha scritto anche una lettera a Putin, chiedendogli nel nome del popolo ruteno di introdurre l’esercito russo nella Transcarpazia per “liberare il suo popolo”. Ovviamente, la Russia dopo aver capito che questo tentativo è fallito ha cambiato la tattica, raccontando le storie false, che gli uomini transcarpatici non vogliono andare in guerra a combattere per un paese, che non è loro. Io personalmente conosco alcuni ragazzi transcarpatici, che combattono al fronte oggi, sono i ragazzi patriotici, che difendono la loro Patria dall’invasore russo con il coraggio, e tutti loro dicono la stessa frase “Noi stiamo combattendo all’Est oggi affinché il nemico non arrivi a casa nostra domani”.

A conferma di quello che ho scritto sopra vorrei proporvi l’articolo di un noto giornalista transcarpatico Vasyl Ilnytskyi “Guerra e transcarpatici: storia e tempi odierni”, del 24 febbraio 2015.

“Le carogne putiniane cercando di destabilizzare la nostra unità, diffondendo nella società la menzogna, che i transcarpatici da sempre sono persone pacifiche e non hanno voglia di partecipare alla guerra per l’Ucraina, che non è loro. Basandomi sui fatti storici oso affermare, che i transcarpatici sono davvero le persone pacifiche, ma nei tempi di guerra loro sono i combattenti geneticamente coraggiosi e fedeli al giuramento, i quali in tutti i tempi hanno dimostrato l’esempio del valore militare.

“Gens fidelissima – il mio popolo più fedele” – disse nel 1706 il leader della lotta per la libertà dell’Ungheria Ferenc Rakoczi sul conto dei nostri antenati, gli impavidi combattenti dell’esercito kuruc, guidati dai capi Ivan Betsa, Fedir Boiko e Ivan Pyntia. È un paradosso ma nell’esercito insurrezionale di Ferenc Rakoczi prevalevano proprio i ruteni, e poi romeni, slovacchi, e per gli ultimi gli ungheresi.

Durante la Prima Guerra mondiale i nostri antenati combatterono in diverse formazioni militari in tutta l’Europa, dal Mare del Nord fino al Mare Adriatico e alle steppe ucraine, tuttavia l’arena delle battaglie più sanguinose per tanti di loro divennero proprio i cari Carpazi. Il peso più grande di una tra le più violente battaglie della prima guerra mondiale, quella Invernale nei Carpazi a febbraio-marzo del 1915, cadde sul 85° reggimento di fanteria di Maramoros-Ugocsa. Secondo il ricercatore Yuriy Fatula, 35% di questo reggimento fu composto dai ruteni-ucraini, mobilitati dai due distretti, 30% - romeni, 25-% ungheresi e 10% i tedeschi di Maramoros. Durante l’operazione il reggimento perse 70% degli uomini: in un paio di giorni dei combattimenti nei Carpazi invernali caddero 900 soldati (tra di loro ci furono anche morti assiderati) e 11 ufficiali, rimasero feriti 767 soldati e 9 ufficiali, 56 soldati e 5 ufficiali ebbero i congelamenti, 80 soldati e 4 ufficiali caddero prigionieri. Tanti combattenti ebbero le onorificenze, la maggioranza di loro postumo, 6 ricevettero le onorificenze più alte dell’Impero Austro-Ungarico.

La vigilia della Seconda guerra mondiale principalmente giovani combattenti della “Sich Carpatica” incontrarono su Krasne Pole, nei pressi di Khust, in una battaglia contro l’esercito regolare dell’invasore ungherese (approfondimenti: ucraina-ucraini-in-italia.webnode.com.ua/news/ucraina-carpatica/, ucraina-ucraini-in-italia.webnode.com.ua/news/pagina-sconosciuta-della-lotta-ucraina-per-la-libert%c3%a0-%e2%80%93-sich-femminile/).

Nell’estate del 1943 è stata formata la prima brigata cecoslovacca, composta principalmente dai rifugiati transcarpatici nell’URSS. Questa brigata, secondo le testimonianze del ricercatore e contemporaneo degli eventi Yulian Khymynets, fu composta così: 307 cechi, 344 ebrei, 19 slovacchi, 3 ungheresi e più di 7260 ucraini transcarpatici. Loro chiesero al comandante Ludvik Svoboda di rivolgersi al comandante della 38° Armata sovietica, il generale Chibisov, di permettere alla brigata cecoslovacca di eseguire il ruolo di avanguardia durante la battaglia di Kyiv. Il 18-22 ottobre del 1943 nella 38° armata la brigata ha conquistato la piazza d’armi di Liutizh, ha attraversato Dnipro, spostandosi sulla riva occidentale del fiume, ed è andata a liberare Kyiv. Il 6 novembre, dopo i combattimenti ferocissimi i transcarpatici per primi sono entrati nel centro di Kyiv e hanno presidiato la stazione ferroviaria. Per la liberazione della capitale ucraina alla brigata, al suo comandante e ai 139 combattenti sono state conferite le onorificenze. Tuttavia, l’onore e la gloria appartiene prima di tutto ai combattenti caduti, seppelliti al cimitero di Sviatoshyno.

Nostri giorni, la guerra non dichiarata contro la Russia per l’Indipendenza Ucraina. La leggendaria 128° brigata di fanteria da montagna di Mukachevo, del comandante e Eroe dell’Ucraina Serhiy Shaptala nei pressi di Debal’tseve, è diventata un simbolo dell’inarrendevolezza dello spirito ucraino. Ovviamente, nella brigata servono gli abitanti da tutta l’Ucraina, ma tuttavia la base è costituita dai transcarpatici, i quali sul campo di battaglia contro un nemico violento e cinico hanno dimostrato l’esempio di eroicità e di sacrificio.

Durante la guerra al Donbas sono morti da Eroi quasi 100 nostri conterranei, combattenti nelle diverse formazioni delle Forze Armate, le squadre delle guardie di frontiera e nei battaglioni volontari.

Nonostante il prezzo altissimo, che paghiamo per la nostra libertà, inadeguatezza delle azioni di tanti generali e ufficiali, la ruberia nell’esercito e le speculazioni dei politici, la nazione ucraina oggi sta formando un nuovo Esercito Ucraino, come la garanzia dell’esistenza del nostro paese. E il contributo della periferia più occidentale dell’Ucraina, la Transcarpazia, nella lotta nazionale, è veramente immenso. Gloria agli Eroi!"

Fonte: https://www.day.kiev.ua/uk/blog/suspilstvo/viyna-i-zakarpatci-istoriya-y-suchasnist

Traduzione e prefazione di Dana Kuchmash