Vasyl Sokil: la canzone “Plyve Kacha po Tysyni”

Oggi ogni ucraino conosce la canzone “Plyve kacha po Tysyni”, perché è diventata famosa nell’Ucraina nel 2014 durante gli eventi della Rivoluzione della Dignità, svoltasi a Kyiv. Questa canzone viene riconosciuta non ufficialmente un inno-requiem per i caduti attivisti di Euromaidan, entrati nella storia come “Centuria Celeste” (Nebesna Sontia).

 www.youtube.com/watch?v=GE9G_LWcviU

Bisogna aggiungere, che la canzone interpretata da “Pikardiyska Tertsia”, impressionando gli ascoltatori con il carico emotivo, ha toccato i cuori di tutti gli ucraini. “Plyve kacha” è stata interpretata dai vari gruppi e cori, ad esempio da “Plach Yeremii”, il coro di D.Revutskyi, il coro dell’Academia ortodossa di Kyiv, i seminaristi della quale hanno partecipato direttamente agli eventi di Kyiv. La canzone è stata presentata anche al festival internazionale “Virgo Lauretana” in Italia. Ovviamente, non è la lista completa degli interpreti. Voglio sottolineare, che questa canzone viene considerata “ucraina lemka” /lemky è un gruppo etnografico ucraino/, secondo la Wikipedia è una canzone “folcloristica melancolica di Zakarpattia”. Io cercherò di presentare il mio punto di vista riguardante questo problema.

Secondo me, la canzone in questione è di origini letterarie. L’autore dell’opera poetica è lo scrittore e traduttore Vasyl Grendzha-Donskyi. Siccome è poco conosciuto tra le masse, riporterò qui una sua breve storia

                                            Vasyl Grendzha-Donskyi

V. Grendzha-Donskyi nacque il 23 aprile del 1897 nel villaggio Volove, oggi Mizhhir’ia della regione di Zakarpattia, e morì il 25 novembre del 1974 a Bratislava. Nel 1915 fu mobilitato all’esercito, a breve rimase ferito e spedito a Budapest, dove terminò una scuola commerciale. Nel 1921 fece il suo ritorno a Zakarpattia, e lavorò nella banca a Uzhhorod. Da quel periodo iniziò la sua attività letteraria. Con il nome di V.Grendzha-Donskyi è strettamente legato lo sviluppo della nuova letteratura ucraina e del rinascimento nazionale di Zakarpattia.

La sua raccolta di poesie “Kvity terniom” /”Fiori di rovo”/, pubblicata nel 1923, fu il primo libro nella regione di un autore mondano, scritto in lingua letteraria ucraina, mentre un altro libro “La via tra i rovi” del anno 1924, fu il primo scritto utilizzando l’ortografia e fonetica ucraina.

Pertanto, furono pubblicati libri dopo i libri di V.Grendzha-Donskyi: la raccolta di poesia “Chiavi d’oro” (1923), “Fiori di rovi delle valli” (1928), “Per te, terra natale” (1936), “Raccolta dei racconti dalle valli dei Carpazi” (1926), “Ha coperto con la nebbia i fiumi cantanti…” (1928), il poema storico “La Roccia rossa” (1930), il racconto storico “Il’ko Lypei – brigante dai Carpazi” e così via.

Dopo la formazione della Rutenia Subcarpatica autonoma V.Grendzha-Donskyi fu nominato il redattore di “Uriadovyi visnyk” (1938-1939), e dopo la dichiarazione dell’indipendenza dell’Ucraina Carpatica fece il caporedattore del quotidiano “Nova svoboda” /“Nuova libertà”/ (1939). Nel periodo dell’occupazione dell’Ucraina Carpatica da parte dell’Ungheria fu imprigionato nel campo di concentramento, dopo la liberazione il 7 agosto del 1939 fuggì in Slovacchia (Bratislava). Lo spirito dell’Ucraina Carpatica visse in lui fino alla fine della sua vita, perché lui fu un rivoluzionario attivo e partecipante alla vita del paese. Tra l’altro, la figlia Alisa Grendzha-Donska nei periodi della lotta per la sovranità (1938-1939) fece l’infermiere, curando i feriti. V.Grendzha-Donskyi ha lasciato i materiali preziosi riguardo a questa pagina straordinaria della nostra storia, che vennero pubblicati nel libro “Felicità e dolore dell’Ucraina Carpatica. Diario. Memorie” (2002). Lui fu spinto dai sentimenti patriotici persino in età molto giovane.

                                                Vasyl Grendzha-Donskyi

Questi sentimenti li vediamo dalla prima sua raccolta di poesie, pubblicata all’inizio del 1923 a Uzhhorod “Kvity terniom”. La prefazione per il libro la scrisse il famoso poeta galiziano Vasyl Pachovskyi, che si trovava in quel periodo in Zakarpattia. L’amore verso la propria terra natale, l’angoscia per l’occupazione da parte degli stranieri, l’angoscia delle madri per i propri figli, che cadono all’estero, questi sono i sentimenti, che impregnano la poesia “Plyve kacha po Tysyni”, che presento secondo la recente raccolta delle sue opere, perché non ho trovato in biblioteca la prima pubblicazione: 

Плавле кача по тисині;
«Мамко моя, не лай нині,
Залаєш ми в злу годину,
Сам не знаю, де погину».
Залає мати сина, лає,
Син додому не вертає…
Серед поля, на долині
лягло серце у тернині!

Nuota l’anatra lungo la Tysyna

“Mammina mia, non maledirmi,

mi maledici alla cattiva ora,

non so neanche io dove muoio”.

Madre maledice il figlio, maledice,

Figlio non ritorna più a casa…

In mezzo al campo, nella valle

Il suo cuore è nei rovi!

 Secondo il disegno e lo stile la poesia è più vicina ad un’opera folcloristica, perché si tratta del saluto d’addio tra una recluta e la sua madre, della fede alla forza della maledizione della madre, e come conseguenza la morte lontano dalla Patria (“il suo cuore è nei rovi”). Quest’ultima immagine metaforica legata ai rovi è presente anche nelle altre sue opere poetiche, ma è poco presente nella tradizione folcloristica. Per quel che riguarda l’anatra che nuota “lungo la Tysyna”, diversi interpreti lo collegano al fiume Tysa. Ovviamente, è il fiume più grande di Zakarpattia, e quindi poteva influenzare la formazione dell’immagine, tuttavia c’è un dubbio. Io sono più propenso a credere, che in questo caso abbiamo un’immagine generalizzata di acqua, come ad esempio il Danubio. Nella cultura popolare “Danubio” è una grossa raccolta d’acqua. Nel lessico ucraino ci sono diverse parole derivanti – “Tysmenytsia”, “Tysmechany” e così via.

Alcuni linguisti affermano, che questi lessemi hanno una radice indoeuropea in comune “teus” – “calmo”. Tuttavia, esiste una versione diversa di un ricercatore moderno V.Shul’hach, il quale afferma, che la semantica iniziale del componente Tis/Tesy è legata a těsnъ “tisnyi” /stretto/, těsnina, in lingua ucraina “tisnyna” – un’area stretta. Così, lui crede, che la parola “Tysyna” possa significare “un lago stretto”.

Evidentemente, “Tysyna” è propria quell’acqua “calma”, il laghetto “stretto”, dove viene disegnato l’uccello acquatico.

Secondo la tradizione ucraina, l’anatra simboleggia la “debolezza”, perciò nella seconda strofa della poesia di V.Grendzha-Donskyi osserviamo la conseguenza fatale – la morte del figlio.

Abbiamo i motivi di credere, che questa poesia divenne attuale nell’epoca dell’Ucraina Carpatica, e iniziò a rendersi più folcloristica. Vi presento alcune versioni popolari:

La prima versione trascritta negli anni 1940 da Dezyderiy Zador a Volovets, nella regione di Zakarpattia. 

Плаве качка по Тисинѣ (2)

Залаешь ми въ злу годину, (2)

Самъ не знаю, де погину. (2)

Погину я въ чужімъ краю, (2)

Хто ми буде брати яму? (2)

Будуть брати чужѣ люде, (2)

Та ци тобѣ жаль не буде?

Nuota l’anatra lungo la Tysyna

Mi maledici alla cattiva ora

Non so neanche io dove muoio

Muoio nella terra straniera

Chi mi scava la fossa?

La scaveranno gli estranei

Non ti dispiacerà?

 Seconda versione, trascritta all’inizio degli anni 60 da V.Hoshovskyi cantata da Ivan Tebza di 21 anni, del villaggio Berezove, provincia di Khust, regione di Zakarpattia. 

Пливе кача по Тисині, (2)

Мамко моя, не лай мені. (2)

Залаєш ми злу годину, (2)

Сам не знаю, де загину. (2)

Ой загину в чужум краю, (2)

Тко ми ме копати яму. (2)

Муть копати чужі люде, (2)

Ци не жаль Вам, мамко, буде. (2)

— Та де бы ми, синку, не жаль, (2)

Кой ти в моюм серци лежав. (2)

Ой у Хусті ворон кряче, (2)

На Вкраїні мати плаче. (2)

Мати плаче на Вкраїні,

А дівчина на могилі. (2)

— Не плач, мамко, та й не дуже, (2)

Я ранений, та й не дуже. (2)

Головочка начетверо, (2)

А сердечко нашестеро. (2)

Заклич, мамко, столярика, (2)

Найкращого малярика. (2)

Най ми хижку ізбудує, (2)

Та й на чорно помалює. (2)

Ой без дверей, без віконец, (2)

Бо вже мому житю конец (2

Nuota l’anatra lungo la Tysyna

Mammina mia, non maledirmi

Mi maledici alla cattiva ora

Non so neanche io dove muoio

Ah, muoio nella terra straniera

Chi mi scaverà la fossa?

La scaveranno gli estranei

Non Le dispiacerà, mammina?

  • Come non mi dispiacerà,

tu eri nel mio cuore.

Ah il corvo gracchia a Khust

Nell’Ucraina madre piange,

mentre la ragazza sulla tomba.

Non piangere, mammina, non piangere tanto

Sono ferito, ma non molto

La testa è spaccata in quattro

Mentre il cuore in sei

Chiama, mammina, un falegname,

il miglior imbianchino

che mi costruisca la casa

e la vernicia di nero.

Ah, senza porte, senza finestre

Perché ormai la mia vita è finita.

 Terza versione, trascritta nel 1982 da V.Sokil, cantata da Ahafia Korud nata nel 1921 nel villaggio Yalynkuvate, provincia di Skole, regione di Lviv. 

Тиха вода по піщині,

Мамко моя, не лай мені.

Залаєш ми в злу годину,

Сам не знаю, де погину.

Ой погину в чуджім краю,

Не задзвонять — добре знаю.

Не задзвонять — добре знаю,

Хто бде копав міні яму?

Бдут копати чуджі люде,

Чи жаль тобі, мамко, буде?

Жаль копати вороночка,

Та й заплаче білявочка

Acqua calma sulla sabbia.

Mammina mia non maledirmi.

Mi maledici alla cattiva ora,

io stesso non so dove muoio.

Ah, muoio nella terra straniera.

Non suoneranno lo so bene

Non suoneranno lo so bene.

Chi mi scaverà la fossa

La scaveranno gli estranei.

Non ti dispiacerà, mammina?

Mi dispiacerà scavare

E piangerà la biondina

 Quarta versione, interpretata da “Pikardiyska Tertsia”, arrangiamento di V.Yakymets, partitura di I.Shulha. 

Гей, пливе кача по Тисині.

Мамко ж моя, не лай мені,

Мамко ж моя, не лай мені.

Гей, залаєш ми в злу годину,

Залаєш ми в злу годину.

Сам не знаю, де погину,

Сам не знаю, де погину.

Гей, погину я в чужім краю,

Погину я в чужім краю.

Хто ж ми буде брати яму?

Хто ж ми буде брати яму?

Гей, виберут ми чужі люди,

Виберут ми чужі люди.

Ци не жаль ти, мамко, буде?

Ци не жаль ти, мамко, буде?

Гей, якби ж мені, синку, не жаль?

Якби ж мені, синку, не жаль?

Ти ж на моїм серцю лежав,

Ти ж на моїм серцю лежав.

Гей, пливе кача по Тисині,

Пливе кача в по Тисині…

Oh, nuota l’anatra lungo la Tysyna

Mammina mia, non maledirmi

Mammina mia, non maledirmi.

Oh, mi maledici alla cattiva ora

Mi maledici alla cattiva ora.

Io stesso non so dove muoio.

Io stesso non so dove muoio.

Ah, muoio nella terra straniera

Muoio nella terra straniera

Chi mi scaverà la fossa?

Chi mi scaverà la fosse?

Oh, scaveranno gli estranei,

scaveranno gli estranei.

Non ti dispiacerà, mammina mia?

Non ti dispiacerà, mammina mia?

Ma come figliolo, non mi dispiacerà?

Tu eri sul mio cuore

Tu eri sul mio cuore

Oh, nuota l’anatra lungo la Tysyna

Nuota l’anatra la Tysyna...

 

                                       Vasyl Grendzha-Donskyi con la figlia

Paragonando l’opera letteraria alle versioni popolari, si nota, che nella prima la quantità delle file è uguale alla versione trascritta da D.Zador. Questo può essere spiegato dal fatto, che tra esse non c’è una grande differenza nel tempo. Delle versioni folcloristiche quella più lunga è la poesia di V.Hoshovkyi, le altre sono più corte. L’analisi più accurata delle versioni scritte e orali dimostrano, che la maggioranza hanno le prime 4 file identiche, esclusa la mia versione, che non ha l’immagine di “Tysyna” e dell’anatra, però c’è la trasformazione “acqua calma sulla sabbia”.

Nelle versioni folcloristiche è presente un’immagine della fossa (assente nella versione letteraria), del luogo della sepoltura del caduto, e della “gente estranea”, che scaveranno la fossa. Un’altra immagine che accomuna tutte le versioni è la dimostrazione della sofferenza perché il figlio muore. Nel testo trascritto da V.Hoshovskyi appare un’immagine inquietante del corvo, come del simbolo della morte. Esso strilla a Khust, ciò dà il motivo di credere alla presenza della traccia degli eventi tragici riguardanti l’Ucraina Carpatica. Inoltre, la parte finale è stata contaminata, ed è diventata come nelle antiche ballate carpatiche, ad esempio: 

— Не плач, мати, та й не тужи,
Сам ранений, та й не дуже.
Головонька — начетверо,
а серденько — на шестеро.
Шукай, мати, дохторика,
Молодого столярчика

Non piangere, madre, non essere triste,

Sono ferito, ma non molto.

La testa è spaccata in quattro,

mentre il cuore in sei.

Cerca, madre, un dottore,

un giovane falegname

 Analizzando scritto sopra, si può fare le seguenti conclusioni:

  1. È indiscutibile, che l’autore della poesia “Plyve kacha poTysyni” sia V. Grendzha-Donskyi;
  2.  L’opera letteraria si è resa folcloristica, producendo varie versioni;
  3. Il collegamento con il fiume Tysa è più simbolico, perché è più probabile, che si tratti di acqua calma, un laghetto;
  4. L’immagine della morte del figlio è diventata attuale nell’epoca dell’Ucraina Carpatica, perciò le versioni folcloristiche si sono diffuse nelle aree di Khust, Volovets, Skole;
  5. Il tema della caduta dei difensori della Patria è diventato attuale anche oggi, soprattutto nel periodo della sepoltura della Centuria Celeste.

Fonte: https://nz.ethnology.lviv.ua/archiv/2014-4/23.pdf

Traduzione di Dana Kuchmash