Storia con il timbro “Classificato”: Les’ Kurbas nel teatro staliniano dell’assurdo

Percorrendo la strada da un attore sconosciuto ad un celebre regista, Les’ Kurbas non pensava di diventare la vittima di un altro “regista geniale” – Josip Stalin.

Creare un mondo inesistente, costringere gli spettatori a credere e vivere questo mondo, trasformare la propria fantasia in una realtà coinvolgente e bizzarra. Questi, secondo Les’ Kurbas, erano i compiti di una regista. Avendo dato tutta la sua vita al teatro, percorrendo la strada da un attore sconosciuto ad un celebre regista, lui non pensava di diventare la vittima della regia di un altro “geniale regista” – Josip Stalin.

Anche il padre dei popoli amava creare un mondo inventato con una fantasia spaventosamente illimitata, le vittime del quale sono diventati i milioni costretti a credere o a morire. Oppure spesso a credere e morire. Nel teatro staliniano dell’assurdo gli sfortunati attori eseguivano brillantemente i propri ruoli delle spie, dei sabotatori e terroristi. Perché per loro quel spettacolo infernale era sia la prima, sia il canto del cigno: dopo il sipario li attendeva la morte.

Uno dei più grandi spettacoli staliniani nell’Ucraina fu svolto dal 9 marzo fino al 19 aprile del 1930, nel teatro dell’opera di Kharkiv. Quaranta cinque rappresentanti della scienza e cultura ucraina (tra i quali due accademici e quindici professori universitari) furono presentati come membri dell’organizzazione clandestina di matrice terroristica Unione per la libertà dell’Ucraina (Спілкa Визволення України – SVU), la quale preparava il rovesciamento del governo sovietico. Il successo dello show portava a realizzare i nuovi spettacoli, non meno creativi. Uno di questi fu il caso dell’Organizzazione militare ucraina (UVO). Quella volta gli agenti della ceka per la base della trama presero l’organizzazione realmente esistente nell’Ucraina Occidentale, e dovettero solo “identificare” i membri nella Repubblica Sovietica Ucraina.

Les’ Kurbas all’epoca abitava e lavorava a Kharkiv, perciò non poteva evitare di sentire di questi clamorosi processi. Forse, insieme agli altri si meravigliò come i professori, gli scienziati, gli scrittori confessavano di essere le spie e sabotatori. Forse il talento del regista gli premise di vedere il falso nelle loro “confessioni”. Tuttavia, il talento non lo aiutò ad evitare un simile destino, anzi, forse proprio a causa di questo talento Kurbas diventò un bersaglio.

Confessione di Les’ Kurbas

Gli artisti, accademici, poeti capitarono non per caso sulla panchina degli imputati, il governo sovietico iniziò il processo della conclusione “dell’ucrainizzazione”. Il Cremlino, costretto ad ucrainizzarsi per poter trattenere il potere nell’Ucraina, dopo aver soppresso le rivolte antisovietiche dell’inizio degli anni 20, vide una grossa minaccia nel processo della cosiddetta “ucrainizzazione”.

“L’ucrainizzazione” determinò uno sviluppo mai visto della nostra cultura: letteratura, teatro, cinema, pittura. L’esplosione culturale degli anni 20 diventò una specie di rivincita del movimento nazionale ucraino, il quale subendo una sconfitta politica e militare, iniziò a sconfiggere il regime al livello culturale. Inoltre, le idee di alcuni attivisti presero le caratteristiche politiche. Uno degli slogan principali del settore cultuale fu la frase formulata dallo scrittore ucraino Mykola Khvyliovyi “Via da Mosca!”.

Les’ Kurbas, indubbiamente, fu una delle stelle del rinascimento ucraino, perciò non poté evitare di attirare l’attenzione della ceka. Tutto iniziò con una critica molto dura nei confronti della sua arte, la quale non corrispondeva agli standard dell’arte “proletaria”.

Fu accusato di avere inclinazioni verso il nazionalismo ucraino. Kurbas alla fine del 1933 abbandonò il proprio teatro a Kharkiv e si trasferì a Mosca. Là lavorò nel teatro statale ebraico, ciò tra l’altro avrebbe dovuto dimostrare, che le accuse nei suoi confronti furono prive di fondamenta. Tuttavia, questo passo non salvò il regista, così il 26 dicembre del 1933 gli agenti della ceka arrestarono Kurbas a Mosca. Le accuse avanzate nei suoi confronti non ebbero nulla in comune con i “peccatucci” artistici del regista: “Kurbas Oleksandr Stepanovych, - leggiamo nel mandato di cattura, - è accusato di essere stato il membro della controrivoluzionaria Organizzazione militare ucraina”.

Confessione di Les’ Kurbas

Gli interrogatori iniziarono solo 3 settimane dopo, perciò Kurbas poteva solo immaginare i motivi dell’arresto. Il primo protocollo del 17 gennaio del 1934 contiene le informazioni biografiche dettagliate e la dichiarazione categorica: “Sono innocente”.

Per provare la colpa non furono condotte né indagini, né perquisizioni, né interrogatori dei parenti, ad esempio la moglie non fu mai interrogata. Perché la ceka ebbe già tutte le confessioni necessarie delle persone, che lavoravano con Kurbas. Queste confessioni testimoniarono, che il teatro di Kurbas “Berezil’” fu uno dei punti della clandestina Organizzazione militare ucraina, che lo stesso Kurbas fece parte del gruppo terroristico, il quale preparava gli attentanti contro i funzionari statali sovietici, e che durante una delle prime del teatro (più adatta l’inaugurazione della stagione) dovevano essere assassinati Balytskyi, Postyshev e Kosior. Sembrerebbe, che il caso Kurbas ha ispirato Quentin Tarantino a creare lo scenario del film “Bastardi senza gloria”.

Malgrado Kurbas fosse scioccato dalle assurdità presentategli come le testimonianze, il regista insistette a non riconoscere le accuse. Così, il collegio di OGPU (Direttorato politico dello Stato – gli organi della sicurezza dell’URSS dell’epoca) il 26 febbraio del 1934 stabilì: “Inviare il caso insieme all’imputato /esatto – il caso è prima di tutto, mentre l’essere umano è solo un supplemento temporaneo al caso/ al Direttorato politico dello Stato della Repubblica Sovietica Ucraina”.

Kurbas ritornò a Kharkiv, nella città della sua gloria. Però questa volta lo aspettarono non le ovazioni ma gli interrogatori. Dopo due settimane del “lavoro”, la ceka ottenne il risultato desiderato – la dichiarazione scritta con la mano tremante del registra.

Con ciò dichiaro, - scrisse Les’ Kurbas, - il mio completo e definitivo disarmo nei confronti del governo sovietico, e confesso la mia appartenenza alla controrivoluzionaria Organizzazione militare ucraina”. Il compito del regista, secondo la dichiarazione, fu “condurre il movimento del processo artistico-culturale nell’Ucraina, nel fronte teatrale, verso i binari nazionalistico-borgesi”.

Due pagine non complete del testo furono troppo poche per ceka, perciò continuarono con gli interrogatori. Il 17 marzo il regista raccontò dettagliatamente di tre linee nel suo lavoro – “lavoro di repertorio, lavoro artistico-formale, e l’educazione del personale nello spirito nazionalistico”. È probabile, che Kurbas, inventando per bene i fatti del lavoro antisovietico nella sfera ideologica, tentò di allontanarsi dalle accuse formulate precedentemente di terrorismo, e in modo tale alleggerire il proprio destino.

Alla ceka non bastava piegare la persona, volevano anche annientarla moralmente e fisicamente, costringere a rinnegare tutto ciò che componeva il suo senso della vita.

Il 3 aprile del 1934 il registra incarcerato ebbe la visita del vice procuratore, allo scopo di controllare se non ci fossero le violazioni durante l’indagine. Il caso archiviato salvò il protocollo di questa visita, è un esempio eccezionale del cinismo da parte del governo.

Domanda: Lei ha le lamentele nei confronti delle azioni del Direttorato politico dello Stato? Forse, Lei è stato trattato male qui, la costringevano a confessare.

Risposta: Assolutamente no. Mi hanno trattato in tutti i casi molto correttamente ed esclusivamente cortesemente”.

Nel seguente discorso il procuratore, forse, aspettava dall’imputato l’ammirazione del proprio destino e la giustizia delle autorità sovietiche:

Domanda: Come considera il proprio arresto, e quali conseguenze ha avuto, secondo Lei?

Risposta: Mio arresto è una catastrofe personale, e per me è anche pubblica. Io riconosco, che oggi posso essere considerato un invalido nel senso pubblico. Tuttavia come il soggetto politico e artistico mi sento più sanno, per di più il metodo di cura mi suggerisce un confronto: mi sento come un isterico dopo una terapia molto buona del dottor Freud”.

Le risposte prive di senso e zombate suscitano il confronto con i pazienti di un altro dottore, dottor Pavlov.

Il 9 aprile del 1934 la trojka dei giudici del collegio del Direttorato politico dello Stato condanno il regista annientato fisicamente e psicologicamente a 5 anni dei lager, una condanna piuttosto morbida a quei tempi. Così Les’ Kurbas aveva le possibilità di uscire in libertà e ritornare alla sua vita.

Tuttavia, il grande talento artistico non lo aiutò a persuadere la ceka di essere sincero. Il regista non fu mai scarcerato, il suo vagabondaggio nei lager finì nel terribile giorno per la cultura ucraina, il 3 novembre del 1937. Quel giorno, nel carcere speciale di Solovki, in base alle sentenze degli organi di punizione extragiudiziale, furono fucilati Les’ Kurbas, Mykola Kulish, Valer’ian Pidmohylmyi, Pavlo Fylypovych, Valer’ian Polishchuk, Hryhoriy Epik, Myroslav Irchan, Marko Voronnyi, Mykhailo Yalovyi

In una giornata furono fucilati più di 100 rappresentanti dell’intellighenzia ucraina: il rinascimento degli anni 20 diventò “Rinascimento fucilato”.

 
di Volodymyr Viatrovych

 

Fonte: https://tsn.ua/analitika/istoriya-z-grifom-sekretno-les-kurbas-u-stalinskomu-teatri-absurdu.html

Traduzione di Dana Kuchmash