Riguardo alla “demilitarizzazione di Shyrokyne”

Di Dmytro Tymchuk

Il 3 agosto, cioè oggi, il “gruppo trilaterale a Minsk” dovrebbe presentare il piano della cosiddetta “demilitarizzazione di Shyrokyne”. In merito a questo ci sono alcune osservazioni:

  1. La cosa più importante: non si capisce bene perché proprio Shyrokyne? Per quale, scusate gioia? Secondo qualsiasi logica, se in qualche zona bisogna applicare il “progetto pilota” della demilitarizzazione (anche se la stessa idea è una finzione, ed è chiaro a chiunque chi abbia mai sentito della “tattica e strategia” delle truppe russo-terroristiche al Donbas), allora deve essere fatto a Debal’tseve. Cioè sul territorio, il quale i terroristi hanno occupato subito dopo la firma dei famigerati accordi di Minsk-2.  La demilitarizzazione lungo la linea Debal’tseve-Horlivka sarebbe molto opportuna, perché in quella zona il grado di tensione non è inferiore a quello di Shyrokyne.
  2. Parlando di Shyrokyne, oggi tutti sanno, che per noi il controllo di questo centro abitato ha un grande senso più nel piano politico che nel piano militare (tutti sanno, che è molto più importante il controllo delle altezze, dalle quali nel caso dell’occupazione i terroristi possono tranquillamente bombardare Mariupol). Le nostre autorità politico-militari superiori affermano, che le altezze non verranno consegnate, ed esse rimangono sotto il controllo delle Forze Armate Ucraine. Ed è stupendo. Tuttavia, per evitare una risonanza inutile, il “piano di demilitarizzazione di Shyrokyne” bisognerebbe mostrarlo alla società ucraina PRIMA della stessa “demilitarizzazione”. Almeno quella parte, in quale si dimostra, che Mariupol non verrà “scaricata”.

In questo contesto i racconti del tipo “le unità delle Forze Armate ucraine entro 15 minuti potranno tornare alle loro postazioni precedenti” possono essere considerati come uno stupido scherzo per i creduloni. Quando i terroristi dispiegano sui territori abbandonati da parte nostra la loro artiglieria (ovviamente, con il supporto dei gruppi di fanteria), possiamo dimenticare del nostro “ritorno alle postazioni precedenti”.

  1. “L’esperimento” con il vice capo del Centro di Comando Generale dello Stato Maggiore delle FA ucraine O.Rozmaznin (lo stesso, che ha dichiarato che la “milizia ucraina e la milizia della DNR pattuglieranno insieme Shyrokyne, per garantire la sicurezza degli osservatori dell’OSCE”) ha scoraggiato e ha dato la speranza allo stesso tempo.

Il generale ha detto quello che doveva dire. Non si poteva comprenderlo “male”. Nessun generale delle FA ucraine renderà pubblica la sua opinione personale di un livello politico simile, questo può confermare chiunque conosca qualcosa del nostro esercito. Considerando la risonanza suscitata da queste dichiarazioni, il generale è stato presentato come uno scemo, benché non ci siano i dubbi, che lui abbia solo eseguito il suo compito.

Il negativo di questa situazione è che le nostre autorità politico-militari prendono in considerazioni le varianti più inaccettabili proposte da Mosca e approvate dall’Occidente, il quale è pronto ad approvare qualsiasi cosa, affinché nell’Ucraina finalmente termini il conflitto (anche se a costo degli interessi dell’Ucraina). A proposito, una variante simile abbiamo già subito in pratica, quando la rotazione delle nostre unità dell’aeroporto di Donetsk si svolgeva “sotto il controllo” dei militanti e degli ufficiali russi. Perciò la dichiarazione di Rozmaznin non è proprio fantascientistica.

Il positivo, e anche grosso, è che l’opinione pubblica in Ucraina è importante, ed è capace di condizionare l’approvazione delle decisioni in alto, riguardo al Donbas.

  1. Qualsiasi “piano di demilitarizzazione” deve contenere le garanzie di responsabilità delle parti riguardo la sua esecuzione. Se le truppe russo-terroristiche non dovessero rispettare la loro parte degli accordi (ed è quello che fanno con gli accordi di Minsk-2), la Russia ne dovrebbe essere responsabile e rispondere per la violazione subendo le ulteriori sanzioni, elencate nel “piano di demilitarizzazione” con le garanzia dell’Occidente. E non le imitazioni della punizione del tipo vietare alla gatta preferita di Peskov di entrare sul territorio di Malta, ma in format ben preciso, ad esempio, scollegare la Russia dai sistemi internazionali di pagamento. Solo in questo caso il meccanismo sarà funzionante, altrimenti è solo un’illusione e buffonata.

Se l’Occidente si aggrappa così tanto agli accordi di Minsk cronicamente non funzionanti, esso stesso deve fare i passi concreti affinché questi accordi finalmente funzionino. Noi non abbiamo le leve per cambiare l’idea di Putin. Altrimenti non si capisce, per quale motivo l’Ucraina deve pagare con i propri interessi sia per le ambizioni malsane dei pagliacci di Putin nelle “LNR” e “DNR” e dei loro padroni al Cremlino, sia per i “capricci” e “giochi alla pace” dell’Occidente?

Traduzione di Dana Kuchmash