Memorie dei testimoni dell’Holodomor del 1932-1933

1. Panasiuk Vasyl Kalenykovych (Mizianski Khutory, provincia di Vinnytsia)

L'inverno fu troppo lungo. Tanti avevano le gambe gonfie, il viso tumefatto, le pance dei bambini erano grosse, mentre le braccine e gambette si seccavano. La gente crollavano come mosce, poi venivano
raccolti e messi sul carro, portati al cimitero e là seppelliti - sotterrati senza una cassa da morto, senza un prete, spesso anche senza i famigliari, perché tutti ormai erano morti.

Tutti aspettavano il caldo, la primavera... credevano di poter sopravvivere. Quando arrivò la primavera mangiavano tutto il verde: le ortiche, il farinello ecc... Mangiavano tutto quello che vedevano...

2. Kuzmin Maria Ivanivna (Mizianski Khutory, provincia di Vinnytsia)

Nella nostra famiglia ci furono tre figli, e poi papà, mamma e nonna. Per salvare la famiglia dalla morte di fame i genitori sotterrarono un po' di grano, ma qualcuno lo rubò. Nell'anno di fame la nonna ci lasciò dicendo a mamma:

-   Tu devi salvare i figli, ed io sono già vecchia e devo morire.

Poco dopo la nonna morì. Ci salvò la mucca, che i miei fratelli pascolavano in primavera nel loro giardino. Mentre il figliolo della mia cugina morì di fame.

3. Temnyk Hanna Ivanivna (Mizianski Khutory, provincia di Vinnytsia)

In primavera andavamo nei campi dove ci fu un deposito degli ortaggi. Dentro rimasero le patate marce... così noi le mangiavamo. Quando il tiglio iniziò a tirar fuori la foglia, la raccoglievamo, seccavamo e cucinavamo le crepes. Mangiavamo le ortiche, i fiori dei amareni. Avevamo anche un cavallino, lo tenevamo nell'androne temendo che ce lo potevano rubare.

4. Vanzhula Iryna Matviivna (Mizianski Khutory, provincia di Vinnytsia)

L'inferno duro non un giorno, né due, né settimana. Nel villaggio sparirono tutti i gatti, cani e ratti. I bambini cercavano le lumache e rane. I morti furono seppelliti nelle fosse poco profonde, perciò nell'aria ci fu una puzza insopportabile. Questa è l'immagine che mi s'impresse nella memoria.

Camminando nel campo vidi un fanciullo per terra con un piccolo sacchetto sulla spalla, dalla quale spuntavano due cipollotti. Poi, ricordo una donna con la figlia che andarono nel villaggio vicino dai loro
parenti, lasciando a casa tre figli maschi. Quando tornarono i ragazzini furono già morti di fame.

Nella nostra famiglia morì il nonno Mykola Khomych. Nella nostra via, dove ci furono solo 50 case, morirono di fame 48 persone, e sono solo quelli che ricordo io.

5. Porokhnia Maria Vasylivna (Mizianski Khutory, provincia di Vinnytsia)

Un po' prima, circa nel 1931, non ricordo precisamente perché ero troppo piccola, il governo sequestrò il raccolto. Il pane, e soprattutto il grano, sequestravano tutto. Il podestà con altre persone giravano da una casa all'altra e sequestravano tutto quello che c'era. Il grano veniva nascosto nelle canne fumarie, oppure sotterrato. Però non ci sequestrarono il bestiame, ciò ci aiutò a sopravvivere. In più raccoglievamo le
spighe e le vendevamo per pochi centesimi.

Nel 1933 morirono di fame mio zio, sua moglie e due loro figli. Coloro che non avevano più nulla andavano nei campi, raccoglievano le patate degli anni precedenti, estraevano la fecola e cucinavano le crepes. Nei negozi alimentari si poteva trovare il cibo previo pagamento in oro. C'erano le persone che sotterravano l'oro e poi morivano di fame. Succedevano i casi di cannibalismo, i genitori mangiarono il proprio bambino, prima strangolandolo e poi cucinandolo nel pentolone. Furono denunciati e portati al consiglio comunale insieme a quel pentolone. Non so cosa successe dopo a quelle persone, ma questo caso fino ad oggi ricordano.

6. Vanzhula Varvara Romanivna (classe 1917) (Mizianski Khutory, provincia di Vinnytsia)

Ricordo bene e non dimenticherò mai anni 1932-33. I rappresentanti del governo ci sequestrarono il raccolto, ci schernivano come volevano, sbattevano fuori dalle nostre case, frugavano nei solai, prendevano tutto e chissà dove portavano. Non furono armati, avevano solo le fruste e lunghi spilloni con i quali cercavano le persone e il cibo nascosto sotto i tetti di fieno. Fu impossibile nascondere qualcosa. Trovavano dappertutto, persino all'interno dei letti trovavano il grano, i veli, gli indumenti. Portavano via anche i tavoli, panche e letti.

Vidi arrivare una squadra, il fratello minore Sasha strillò. Questa squadra ormai fu conosciuta da tutti nel villaggio. Giravano alla luce del sole, furono i ragazzi giovani, forti, appena entrati nel komsomol, dekulakizzavano e facevano soffrire la gente. Anch'io sono stata sbattuta fuori da casa, così piccola com'ero girovagano nel villaggio piangendo. La gente mangiavano quel che vedevano, qualche trovavano sotto mano: la foglia degli alberi, la corteccia, le patate marce, estraevano la fecola di patate e cucinavano le crepes. Io fu più fortunata, perché lavoravo come una servetta, là mi davano il tè senza zucchero, qualche zuppina e una piccola fettina di pane per tutto il giorno.

Una volta sentì la storia di una donna che cucinò il proprio figlio e lo mangiò. Però dicevano ormai fu fuori di sé. Nel villaggio continuamente girava un carro, sul quale poggiavano la gente morta e quella viva ma in fin di vita (per non tornare il giorno dopo per loro) e li buttavano in una fossa al cimitero. Oggi in quel posto neanche erba vuole crescere.

7. Panchenko Yalyna Artemivna (classe 1904) (Mizianski Khutory, provincia di Vinnytsia)

Quando iniziò la fame tanta gente morì. Noi con mio marito possedevamo una mucca e un cavallo. Una volta il cavallo si ammalò, mio marito chiamò il veterinario. Il veterinario fece diverse visite, un giorno
venne da noi, guardò il cavallo e ci disse di uscire fuori. Noi uscimmo, ma poco dopo il marito decise di entrare a vedere che succedeva, e vide il cavallo ucciso, il veterinario che tagliava la carne a pezzi e distribuiva tra i vicini. Mi misi a piangere, mentre la gente mangiava la carne cruda...

In primavera appena sciolta la neve fummo andati nei campi a cercare le patate marcie per mangiarle. Raccoglievamo le gemme dei noccioli e cucinavamo le crepes. Ci furono i momenti quando andavo a Stryzhavky al mercato a vendere il latte, con i soldi ricavati correvo al negozio e compravo un pane. Mentre lo portavo a casa non osavo di mangiare neanche un pezzettino da sola.

8. Trushkivskyi Marian Frankovych (classe 1917) (Mizianski Khutory, provincia di Vinnytsia)

Una volta andando a scuola vidi un uomo privo di sensi vicino al recinto, lui a mala pena muoveva le labbra. Mi fermai vicino a quel uomo e iniziò a raccogliere qualche fogliettino delle erbe e mettergliele
in bocca. Lui masticò l'erba, poi mi avvicinarono un paio di ragazzini e noi tentammo di metterlo in piedi, ma lui continuò a cadere. Fui il più grande tra i ragazzini perciò dissi agli altri di continuare a nutrire l'uomo con l'erba. Lui mangiò tutto ciò che gli davano i ragazzi. Non pensavo di trovarlo morto una volta tornato con gli adulti.

Nella nostra famiglia ci furono otto figli, nessuno morì di fame grazie alla mucca che tenevano i miei genitori. Noi bambini andavamo nei campi a rubare le barbabietole, le nascondevamo dagli altri, poi mamma preparava una zuppa. Nei negozi si poteva comprare il cibo, ma non avevamo i soldi per farlo.

Una volta trovai 20 kopiyky. Decisi di andare alla bottega e comprare un pezzo di pane. Il bottegaio guardò i soldi, li provò con i denti e mi tagliò una fetta di pane. Decisi di non mangiarla subito ma portarla a casa. Appena presi la fetta per metterla nella borsa il venditore mi strappò dalle mani il pane e mi sbattette fuori dalla bottega.

9. Ivanytsia Oleksandra Ivanivna (classe 1924) (Mizianski Khutory, provincia di Vinnytsia)

Fui ancora piccola quando iniziò la fame, ma ricordo bene un caso. Una volta vidi i rappresentanti delle autorità che raccoglievano le persone sul carro per poi portarle fuori dal villaggio e buttarle nella stessa grande fossa sotterrandole. Dopo capì che si trattava delle persone in fin di vita. Ma le autorità non aspettarono la loro morte e le seppellivano ancora vive. Là dove furono sotterrati i moribondi la terra si
muoveva ancora per una settimana. Fu molto spaventoso, perciò la gente si nascondeva per evitare lo stesso destino.

La tristezza e il terrore furono indimenticabili. Le persone perdevano la loro umanità. Il villaggio non evitò il cannibalismo, la conseguenza più schifosa dell'Holodomor. Le vittime di cannibalismo furono in primis i bambini fiduciosi e deboli. Ci furono i casi quando i genitori stessi mangiavano i propri figli. Quanti abitanti del villaggio morirono di fame? È impossibile stabilire oggi. Però è chiaro che si tratti delle centinaia
di persone.

10.  Zinets Hanna Serhiivna (Mizianski Khutory, provincia di Vinnytsia)

La fame e la vita misera costrinsero gli adolescenti del nostro villaggio Liashko Hanna e il suo fratello Ivan di lasciare la casa di famiglia e andare dai parenti o conoscenti nel villaggio Khyzhynka. Stancandosi chiesero di pernottare in una delle case nel villaggio Vinnytski Khutory. Svegliandosi di notte Hanna sentì i padroni dire:

-  Dove lo mettiamo? Abbiamo già le botti piene di carne,- bisbigliò la padrona (si trattava della carne umana).

- Troveremo il posto,  - le rispose il marito.

La ragazza smise di fiatare, e appena i padroni si allontanarono dalla casa lei svegliò velocemente il fratellino.

- Ivan, svegliati! Andiamocene subito di qui. Ci vogliono sgozzare!

- Dove volete andare nella notte? - chiese la padrona dopo aver notato che gli ospiti stavano uscendo di casa

- Dobbiamo uscire, torniamo subito,- risposero i bambini.

Lasciando dietro questa orribile casa i bambini corsero velocemente dai parenti. Il cannibalismo terrorizzava e indignava i contadini. Ci furono i casi quando i concittadini linciavano i cannibali, mentre i rappresentanti delle autorità consideravano il cannibalismo come le conseguenze della "provocazione dei kulaki", lo valutavano come un atto politico, secondo loro morivano i discendenti dei kulaki e banditi.

11.  Shymkova Maria Denysivna (classe 1918) villaggio Malchivskyi, Barskyi raion

Le regioni con i buoni raccolti dovettero consegnare la quantità elevata del grano. I kolkhoz appena creati non  riuscirono ad effettuare i piani, così le autorità rivolsero le loro attenzioni al settore privato, seguendo il motto di Stalin di "togliere l'eccesso" alcuni rappresentanti del governo fecero di tutto per togliere tutto ai contadini... fino all'ultima briciola. Quando finirono di prelevare tutto il grano dai depositi, iniziarono a sequestrare ai contadini sia quel misero rilasciato dal kolkhoz come pagamento, sia il coltivato negli
orti privati: le patate, il segale, i fagioli, le cipolle...

Nel 1933 compievo quindici anni. Vivevo con i miei genitori, fratello di dodici e sorella di otto anni, vivevamo nel villaggio Stepanky colpito anch'esso dalla fame. Il padre Denys Oleksiiovych possedeva un pezzo di terra, un mulino, un cavallo con il carro, e due mucche.
Durante la collettivizzazione il terreno, una mucca, il mulino, il cavallo con il carro e aratro furono sequestrate a favore del kolkhoz. Dal piccolo appezzamento di terra la famiglia raccolse un po' di grano poco dopo sequestrato dagli attivisti, tuttavia la famiglia riuscì a nascondere sotto il forno nel ripostiglio tre sacchi di grano. Di sopra il ripostiglio fu stuccato dal un po' di argilla. Quel ripostiglio fu scavato nella terra. Consumando quel grano e il latte della mucca la mia famiglia sopravvisse nell'inverno e primavera del 1933.

Quando il grano finì fummo costretti a mangiare le pagnottelle di barbabietole e farinello, con la fecola della patata marcia, le bocce e foglia di tiglio, la frutta della rosa selvatica dell'anno precedente e tutto ciò che si poteva trovare.

La famiglia non morì di fame, ma a mio padre di gonfiarono le gambe per la mancanza di nutrimento, mentre la mamma praticamente non riusciva a camminare. Mi inviarono a kolkhoz a zappare le barbabietole, mentre mio fratello di 12 anni dovette portare l'acqua ai contadini nel campo.

La gente disperata girovaga nei campi e giardini cercando qualcosa di commestibile. Mangiavano la corteccia degli alberi, le radici, le bocce e foglia di tiglio, le barbabietole e farinello, tutto ciò che si poteva mangiare. Ma tutti questi doni della natura non potettero salvare tutti. Un terzo degli abitanti del villaggio morì di fame.

Vicino a casa nostra abitava una famiglia molto povera, ci fu il padre, madre e una bambina di tre anni. Quando la bambina morì i genitori perdendo la testa di fame cucinarono e mangiarono la loro figlia, ma
poco dopo si gonfiarono di fame e morirono anche loro. Le persone per la fame furono talmente indeboliti che non avevano forze di raccogliere, portare e seppellire al cimitero i propri cari. Spesso sotterravano i cadaveri direttamente nei giardini o dietro gli orti.

12.  Adasiuk Andrii Hryhorovych (classe 1926) villaggio Malchivskyi, Barskyi raion

Io ed Oksana giocavamo nel campo. Lei aveva quattro anni. Ad un tratto fu chiamata dai suoi genitori. Loro furono gonfi di fame e non riuscivano più a camminare. Dopo quel giorno non la vidi più. Poi veni a sapere che fu l'ultima volta quando giocò l'amica, perché i genitori la uccisero e cucinarono per sfamare altri otto figli. Non fu il primo caso di cannibalismo...

13.  Blashchuk Adelia, villaggio Malchivskyi, Barskyi raion

Come in ogni villaggio nel nostro i contadini furono divisi in poveri e i cosiddetti kulaki, chiamati così dalle autorità sovietiche. Con i nome kulaki definivano i proprietari dei terreni, i quali possedevano i cavalli, gli aratri, il bestiame, inoltre queste persone sapevano e avevano voglia di lavorare la terra. Ovviamente lavorando duramente essi furono benestanti.

Cosa successe nel lontano 1932? Tutti coloro che possedevano gli attrezzi per lavorare la terra, i cavalli e il bestiame furono sottoposti al sequestro forzato dei beni. Nel villaggio di quell'epoca furono diffuse le cosiddette stodole, i grossi edifici dove si depositavano tutti i beni agricoli della famiglia. Quando iniziarono a formare i kolkhoz ci fu la necessità di costruire i locali dove tenere i cavalli, il bestiame, gli
attrezzi agricoli, il grano, allora smantellarono le stodole, raccolsero il materiale edile e grazie al lavoro altrui creavano il kolkhoz. I contadini furono molto preoccupati quando si formavano i kolkhoz, ma fu molto difficile andare contro le autorità dell'epoca. Ed ecco arrivarono i tempi duri. La fame artificiale porto via tante vite innocenti.

I rappresentanti del governo giravano da casa a casa e sequestravano tutti prodotti alimentari che trovavano. Intorno al villaggio furono ereti i posti di blocco che non permettevano agli abitanti di
spostarsi negli altri villaggi per scambiare i beni con i prodotti alimentari.
Nessuno badava ai bambini. La gente mangiava le patate marce, le erbacce, i funghi, ciò provoco diverse malattie. Ai bambini davano da bere una bibita di papavero affinché essi smettessero di piangere. La cosa peggiore, che nel nostro villaggio ci furono diversi casi di cannibalismo.

14.  Hrabovliak Tetiana Fedorivna (classe 1921) villaggio Malchivskyi, Barskyi raion

La vita fu molto difficile. La mia famiglia fu composta da sette persone. Il padre lavorava nella ferrovia nel villaggio vicino Mytky. La primavera ed estate del 1932 furono freddi, con tante piogge.
I tempi furono duri, in più le autorità iniziarono a sequestrare tutte le riserve alimentari dei contadini.

Ci fu un caso, quando una famiglia nascose il grano nella parete della propria casa... ma le autorità trovarono anche quello.
Il padre portava la zuppa da Mytky, era la sua quota alimentare. Tutti i figli nella famiglia sopravvissero, ma padre morì di fame nel 1933. Per sopravvivere mangiavano le erbacce, macinavano i semi di barbabietole. Però macinavano di nascosto perché se trovavano le macine le rompevano subito.

Tante persone morirono di fame. Una squadra speciale impiegata a raccogliere i defunti non faceva in tempo a prelevare tutti i morti. Delle volte prendevano anche quelli vivi ma moribondi, per non tornare un'altra volta per loro.

Tanti andavano nel villaggio Tokarivka a raccogliere i molluschi. In primavera del 1933 raccoglievano le patate marce. Furono registrati i casi di cannibalismo. In alcune famiglie con tanti figli il figlio più debole veniva mangiato.

Mia mamma lavorava molto duramente nei campo. Per una giornata lavorativa le davano centro grammi di grano. Ovviamente, fu poco per sopravvivere. Alcune donne nascondevano le spighe. Una donna fu condannata a otto anni di reclusione dopo che le anni trovato addosso cinque spighe.
Quelli che possedevano una mucca vivevano un po' meglio. Nelle famiglie povere morivano tutti quanti.

15.  Rudyk Maria Milionivna (classe 1927) villaggio Malchivskyi, Barskyi raion

Nonostante fossi molto piccola, quegli anni non li dimentico mai. Fino ad oggi vedo gli incubi, nei sogni mi perseguitano quegli orrori.

Ricordo quel giorno come se fosse ieri. Mio fratello Andrii (classe 1915) andò nei campi a raccogliere qualche spiga di segale, mamma fu costretta a letto, malata a causa di malnutrizione. Quando Andrii fece ritorno mamma morì. Lui chiamò la zia ad aiutarci a seppellirla. Lei arrivò, cercò nello scrigno gli abiti per vestire la defunta. Trovò le gonne e un pezzo di tessuto, ma Andrii non permette di usare tutto il pezzo
dicendo che gli serviva per la camicia. Avvolsero mamma nel pezzo di tessuto e la portarono al cimitero.

Nello stesso giorno morì anche la sorella della nostra vicini. Quella non avendo la possibilità di seppellirla chiese di metterla insieme alla madre dentro la tomba. Il mio padre morì ancora prima di mamma. Così rimasi un'orfana. La zia portò il mio fratello ad Odesa a fare il giardinieri al sanatorio. Lui tornò, vendette la casa a prezzo di 40 rubli e partì nuovamente, lasciandomi in mezza la strada.

Andai da casa a casa ad elemosinare un pezzo di pane. Non auguro a nessuno di vivere la stessa esperienza, quando non hai cosa mettere addosso, cosa mangiare, dove dormire e riscaldarsi. Le persone mi dava quello che avevano, e cosa avevano all'epoca? Nonostante il freddo e la paura girovagai da casa a casa, da villaggio a villaggio senza sapere dove andare.

Una volta camminavo nel campo lungo i solchi lasciati dalla slitta. Fu al inizio di primavera, le nevi si scioglievano, il terreno fu bagnato. Indossavo valianki senza protezione in gomma (senza kaloshi).
Faceva molto freddo, soffiava il vento e io avevo tanta fame. Lungo la strada incontrai una signora molto buona, la quale vedendomi congelata con i piedi bagnati, mi prese con se, mi chiese dei miei genitori e da dove venivo. Scoprii che anche lei veniva dallo stesso villaggio. Mi fece un bagno, mi pettinò, sfamò, e preparò il letto.

Al mattino mi preparò per il viaggio, informò come raggiungere il villaggio. Girovagai a lungo, e non fu l'unica. Tanti bambini rimasero orfani durante quel periodo. Avevo un famiglia ma nessuno voleva prendermi a casa sua.

Venne il capo di kolkhoz da un villaggio e chiese la gente di prendermi a casa loro e lui in cambio gli metteva le giornate lavorative. Però nessuno volle farlo.

A quell'epoca tanti partirono dall'Ucraina verso Mosca dai loro parenti, o nelle altre città per poter sopravvivere alla fame.
Tante case rimase vuote. In una di quelle case il capo fece un orfanotrofio (lo chiamavano il patronato). Nel patronato vissero circa 17 bambini. Ci cucinava Mariana Krychkivska dal villaggio Moivka. Così sopravvissi...

Tante persone furono represse e deportate chissà dove. Non fecero mai il loro ritorno. Tutti furono costretti a pagare le tasse enormi. E i paesani stessi facevano da esattori di tasse, sequestravano tutto
dalle case senza un minimo di pietà, rompevano i pentoloni e le macine. Quelli sopravvissuti alla fame poi morivano dopo aver mangiato il pane quando raccolsero il grano. Fu terribile, lungo le strade, nei campi e boschi si trovavano tanti corpi senza vita. Tanti andavano a raccogliere i funghi e facevano una specie di zuppa. Alcuni mangiavano i funghi crudi e crollavano subito.

Tutti i morti venivano portati sui carri al cimitero, poi buttati nella fossa da 10-12 persone. Delle volte dalla fossa si sentivano i gemiti. Allora vietarono di seppellire le persone moribonde, per controllare se la persona era ancora viva le mettevano alla bocca uno specchietto che si copriva con la condensa quando uno era ancora vivo.

Nel nostro villaggio furono registrati i casi di cannibalismo. Una famiglia ebbe una bambina di tre anni. Loro la uccisero e mangiarono, ma morirono di fame lo stesso. Furono i tempi quando avevi tanta paura di uscire di casa.

Che Dio ci protegga da una tale disgrazia, che non si ripeti mai più il terribile holodomor.

16.  Dosii Maria Hryhorivna (classe 1914) villaggio Malchivskyi, Barskyi raion

Fummo molto poveri. Nella famiglia ci furono 11 figli. Il padre morì ancora nel 1925, quando il figlio più piccolo aveva solo tre anni. Rimanemmo con la madre. All'epoca i contadini consegnavano i propri pezzi di terra al kolkhoz. La nostra mamma anche lei fu un'attivista e consegno il proprio terreno. Un giorno venne a trovarci lo zio e disse:

- Sorella, che cosa hai fatto? Hai reso i tuoi figli orfani!

Mamma scrisse la lettera chiedendo di restituirle il suo pezzo di terra. Al giorno dopo si presentarono a casa nostra tre uomini e ci portarono via tutto quello che avevamo. Fu molto difficile per i vicini fecero le spie. Sopravvivevamo come riuscivamo, girovagavamo nei campi, negli orti, pascolavamo il bestiame in cambio di un pezzettino di pane un bicchiere di latte.

Miei fratelli e sorelle morirono di fame, e nel 1932 morì anche mamma. Nella fosse dove fu messo il suo corpo ci furono altri tre uomini. Noi restammo in quattro: io e la mia sorella Parasia, fratelli Ivan e Vasyl. Ivan aveva la sua famiglia: moglie e quattro figli. Vivevano nella casa di fronte alla nostra, condividevamo il cortile. Una volta Ivan portò la barbabietola. La sua moglie Motria preparò il borshch, ma Ivan non riuscì a
mangiarlo, morì e morirono anche i suoi tre figli. Sopravvissero alla fame la sua moglie Motria e figlia Halia.

Una giorno venne a trovare il nostro fratello Vasyl il suo amico Mykola Honcharuk. Chiese un po' d'acqua. Lo domandai:

- Che hai mangiato di buono?

- Carne - rispose lui

- Dove l'hai presa?

- Mamma uccise Ksenia.

Si diceva che loro mangiarono lo zio dal villaggio vicino. Dopo aver sentito questa storia temevo di dormire in casa per paura di essere mangiata, così andavo all'orto a dormire, dove ci fu una piccola casetta senza finestra.

Maria entrò in casa di Honcharuk, l'uomo appena la vidi disse alla moglie:

- Yavdokha, è arrivata la carne!

Maria fuggì immediatamente. Poi fu testimone di un atro orrore: una donna portava in braccio il suo bambino con le gambette tagliate, l'accompagnava il miliziano. Le persone che mangiarono i propri figli
sparivano, nessuno sapeva dove venivano portate.

Dalla mia grande famiglia sopravvissi solo io. Anch'io sarei morta se non fosse la mia vicina che mi ha portata nel villaggio accanto nel "palazzo", là cucinavano e nutrivano con qualche zuppa le persone
molto deboli.

Nel villaggio Mytky visse la mia cugina, il suo marito in scambio l'oro per la farina, così loro preparavano il pane. Vissi per un po' da loro. Una vola mi lasciarono a casa da sola a prelevare il pane pronto dal forno. Lo tirai fuori dal forno e mangiai un piccolo pezzo di pane, mi sentii male subito, come feci a sopravvivere non lo immagino neanche, Dio ebbe pietà di me. La sorella con il suo marito pensarono che fossi morta, così andarono a casa mia e smontarono il mio fienile.

Un maestro mi portò al circolo di ricamatrici a Mytky, allora vissi all'ostello. Là ci davano anche da mangiare. Così sopravvissi ai terribili giorni di holodomor. Nel mio villaggio tornai nel 1935.

17.  Tkachuk K.N. villaggio Malchivskyi, Barskyi raion

Vivevamo nella via centrale. All'angolo visse E. Il suo marito morì prima, lasciandola da sola con due figli. Così lei con un'altra donna che aveva il marito e quattro figli, uccisero i suoi due figli maschi. Il più grande aveva 10 anni. Insieme a quell'altra donna li mangiarono.

Uno dei figli lei "seppellì" dentro una scatola, portò al cimitero una scatola vuota dicendo che dentro c'era suo figlio defunto. L'altro figlio giocava sempre in giro e quando sparì la gente la chiese:

- Dov'è suo Kolia? Non lo vediamo più.

E lei risponse:

- Gioca da qualche parte.

Un giorno venne a casa sua la sua figliastra, salì sul forno e la vide impiccata. La figliastra sposto tutto e vide le pareti coperte di sangue. Chiamò la commissione, la quale trovo le teste dei bambini seppelliti nel ripostiglio, e tutto il resto lo mangiò.

18.  Pohorila H.I. villaggio Malchivskyi, Barskyi raion

Un giorno andavo in chiesa. Andai di fretta e vidi un donna che raccolse un foglio di giornale portato dal vento. La donna si mise seduta sulla panchina, pensavo lei lo leggesse, invece lei lo mangiò, e subito dopo morì.

Nel 1932 dopo la dekulakizzazione tante persone impazzirono. A quell'epoca cantavo nel coro di chiesa di Assunzione, tra i parrocchiani ci furono tanti impazziti. Il parroco di allora, padre Fedir leggeva le preghiere da un piccolo libretto, così la gente guariva. Alla fine tutti smisero di andare all'ospedale, preferivano rivolgersi a padre Fedir. Poi qualcuno raccontò di lui alle autorità, la polizia lo portò via e nessuno lo vide più.

19.  Chornobai O.Y. villaggio Malchivskyi, Barskyi raion

Accanto al nostro cortile passava sempre una signora con un sacco. Io pensavo: che cosa portasse lì? Poi scoprii che dentro il sacco portava i propri figli al cimitero, uno, poi altro, e alla fine tutti i tre figlioli maschi...

20.  Skrypyts' O.F. villaggio Malchivskyi, Barskyi raion

La gente raccoglieva e mangiava l'erba. Un po' più avanti dalla stazione di pullman ci fu un ospedale, vicino al quale si collocava un cappella. La vicino buttavano la buccia di patate, formando un cumulo di immondizia. La gente raccoglieva tutto. Per appropriarsi delle budella del bestiame si facevano a pugni. Quando buttavano le budella del pollame, noi ci picchiavamo per strapparne un po'.

21.  Volovenko H.M. villaggio Malchivskyi, Barskyi raion

Nel 1933 facevo il brigadiere di una squadra di trattoristi. Quando andavamo nei campi i ragazzi portavano con loro le trappole per i citelli, li prendevamo e mangiavamo. Tutti insieme facevamo partire un trattore, e l'altro prendevamo a rimorchio perché non avevamo le forze per far partire anche quello, tanti di noi furono gonfi di fame.

22.  Kuzmenko O.D. villaggio Malchivskyi, Barskyi raion

All'epoca avevo compiuto 18 anni. Non avevo un lavoro, nessuno mi prendeva a lavorare perché ero già gonfio. Allora prendevo i ricci e riuscivo a nutrirmi per quattro giorno. Quando mi presero a lavorare non riuscivo a sollevare il forcone, non avevo le forze.

Anche dopo la morte la gente non avevano pace, tutti venivano sotterrati non rispettando la tradizione. Diversi giorni i corpi senza vita si trovavano in casa, oppure nelle strade sotto il cielo aperto. Dovevano essere seppelliti, ma non c'erano le forze, e neanche parole.

23.  Pohorielova O.S. villaggio Malchivskyi, Barskyi raion

I corpi senza vita seppellivano così. Scavavano una fossa in qualsiasi posto, nell'orto oppure nel cortile. Dove ci furono gli uomini i cadaveri venivano seppelliti al cimitero, altrimenti nei fossati, nella steppa scavavano una fossa e sotterravano, tutto qui.

24.  Ponomarenko T.M. villaggio Malchivskyi, Barskyi raion

I defunti seppellivano al cimitero vicino alle loro case. Quando in un giorno ci furono troppi morti, oppure un morto non aveva parenti, o un nome, lo sotterravano in una fossa comune. A Beryslav un posto simile ci fu vicino al mattonificio.

25.  Kanivskyi M.K. villaggio Malchivskyi, Barskyi raion

La gente moriva in case e in mezza la strada. Spesso uno usciva fuori al sole per scaldarsi e moriva. Principalmente morivano gli adulti i quali venivano seppelliti al cimitero dietro il villaggio. Ci furono i casi quando portavano uno a seppellirlo e lui si alzava e diceva:

- Aspettate, non sono ancora morto

Nel 1932 ebbe iniziò la dekulakizzazione. Venivano quelli del consiglio comunale e portavano via tutto. Ogni casa aveva il piano di consegna dei beni, a colui che non lo rispettava applicavano la tassa ancora più alta, finché la famiglia non rimaneva senza una briciola.

26.  Testimonianza davanti al Comitato del Congresso degli Stati Uniti, intervista SW73

Due ragazzine. Giovedì furono portate fuori dalla casa, e le bambine furono prese e gettate nella neve. Ci dissero che non avevamo diritto di prendere nulla dalla casa. Lei si mise a piangere, la bambina stava accanto a lei... dove doveva mettere quelle due? Poi le dissero di prendere i cuscini. Così lei porto fuori i cuscini, loro l'aiutarono a farlo. Loro misero i cuscini sulla neve dopodiché lei ci mise sopra le bambine. Dissero al consiglio del loro villaggio che avevano diritto di lasciare qualcuno a casa

27.  Testimonianza davanti al Comitato del Congresso degli Stati Uniti, intervista LH36

Due donne andarono nei campi in primavera per raccogliere qualche spiga annerita rimasta sotto la neve. Quelle spighe furono marcie, loro le raccolsero dopodiché furono fermate mentre tornavano a casa e deportate in Siberia per 10 anni

28.  Testimonianza davanti al Comitato del Congresso degli Stati Uniti, intervista LH52

Gli "attivisti" cercavano il grano. Furono le squadre dei comunisti organizzati e tutti loro avevano gli spilloni. Camminavano nella tenuta, infilzavano con gli spilloni e colpivano con i martelli cercando il grano. Una volta trovato il grano ti deportavano per averlo nascosto.

29. Testimonianza davanti al Comitato del Congresso degli Stati Uniti, intervista LH63

A novembre e dicembre del 1932 requisirono tutto il grano, le patate, tutto, incluso i fagioli e tutto ciò che si trovava nel solaio, tipo piccole secche pere, mele e ciliegie.

30. Testimonianza davanti al Comitato del Congresso degli Stati Uniti, intervista LH08

... Queste squadre si presentavano dagli agricoltori collettivi e dai proprietari individuali e requisivano tutto quel che avevano. Se trovavano una manciata di macinato, allora portavano via tutto.
Se trovavano le zucche, le portavano via. E se nella cantina c'erano i cavoli, le barbabietole, le patate, loro portavano via tutto.

31.  Testimonianza davanti al Comitato del Congresso degli Stati Uniti, intervista SW10

Appena uscivi da Kharkiv dove finiva il confine ucraino, la gente non moriva di fame affatto. I nostri ucraini andarono di là, ma gli agenti della KGB erano già lì ad aspettare controllando chi sei e da dove vieni... e deportavano la gente in Siberia. Altrimenti scoppiava una rissa al confine perché non avevi permesso di
passarlo. Vedi, sembra che noi viviamo un uno Stato, ma non puoi spostarti.

32.  Testimonianza davanti al Comitato del Congresso degli Stati Uniti, intervista SW01-SW02

Nella regione di Poltava, vicino a Kyiv, c'erano i villaggi dove tutti morirono, loro inviarono i russi al luogo. Non presero gli ucraini dalle altre zone ma i veri russi.

Fonti: https://proridne.org/%D0%A3%D0%BA%D1%80%D0%B0%D1%97%D0%BD%D1%81%D1%8C%D0%BA%D1%96%20%D0%BD%D0%B0%D1%80%D0%BE%D0%B4%D0%BD%D1%96%20%D0%BE%D0%BF%D0%BE%D0%B2%D1%96%D0%B4%D0%B0%D0%BD%D0%BD%D1%8F/%D0%A1%D0%BF%D0%BE%D0%B3%D0%B0%D0%B4%D0%B8%20%D0%BE%D1%87%D0%B5%D0%B2%D0%B8%D0%B4%D1%86%D1%96%D0%B2%20%D0%B3%D0%BE%D0%BB%D0%BE%D0%B4%D0%BE%D0%BC%D0%BE%D1%80%D1%83%201932%E2%80%9433%20%D1%80%D0%BE%D0%BA%D1%96%D0%B2.html

Brochure dell'Istituto ucraino della memoria nazionale WWW.MEMORY.GOV.UA

Traduzione Dana Kuchmash