L’Ucraina – confine della libertà

Quasi un secolo fa i bolscevichi non avrebbero potuto assicurare la loro vittoria e mantenere il potere sul territorio vasto dell’Impero Russo senza controllare l’Ucraina,  la quale svolgeva il ruolo della base di risorse dell’intera regione. I comunisti hanno consolidato le forze schiaccianti per distruggere da poco indipendente Repubblica Popolare Ucraina emersa nel 1918. L’Ucraina perse quella battaglia, tuttavia la lotta per la libertà continuava.

Il solo fatto che i territori ucraini non furono annessi alla Russia, ma uniti come Repubblica Sovietica Socialista Ucraina dimostrò che la guerra sfinì entrambi le parti. Tuttavia, questo status-quo non fu duraturo nel tempo.

Alla fine degli anni 20 Josef Stalin ottenne la suprema autorità al Cremlino e intraprese il programma ambizioso di costruire lo stato totalitario. La gente in tutta l’Unione Sovietica fu indignata, protestando e organizzando le rivolte contro la nuova politica di Stalin. La promessa rivoluzionaria “Terre ai contadini e le fabbriche agli operai” si trasformò in una farsa perché lo Stato proibì persino le piccole attività private. La schiavitù ritornò sulle terre, manifestandosi nelle confische della proprietà, beni e le restrizioni della libertà di spostamento.

D’altra parte le rivolte rurali minacciarono i piani di Stalin. Più della metà di queste proteste si svolsero in Ucraina. Il dittatore comunista rispose senza pietà attuando la fame artificiale.

Negli anni 1922-1933 diversi milioni di ucraini perirono dopo essere stati assaliti dalle truppe sovietiche, le quali confiscarono non solo il pane ma qualsiasi genere alimentare dalle case ucraine. A giugno del 1933 circa 24 ucraini morivano ogni minuto.

Il disegno di Stalin andò ben oltre una semplice soppressione dei movimenti di protesta. Gli ucraini finalmente assaggiarono il sapore della libertà dopo i secoli di colonialismo russo, quindi le loro proteste acquisirono non solo il lato economico. Il movimento nazionale della liberazione non fu completamente distrutto, nonostante l’occupazione sovietica. Come dimostrazione fu il fatto, che persino i comunisti ucraini favorirono i loro programmi dello sviluppo che accentuarono la sovranità dell’Ucraina, il che fu così lontano dalle politiche di Mosca. Il rinascimento culturale ucraino degli anni 1920 diffuse le idee della libertà perfino all’interno della struttura sovietica. Quella piccola isola della relativa libertà del pensiero sul confine occidentale dell’Unione Sovietica fu un vero ostacolo alla costruzione della società totalitaria. I piani dei bolscevichi di un globale dominio fu destinato a fallire senza di essa. Coloro che immaginarono un nuovo ordine nel mondo non poterono tollerare alcune visioni differenti di un individuo, per non parlare di una repubblica intera.

L’Ucraina fu trasformata in un terreno di prova dell’impero sovietico, dove il meccanismo dell’occupazione e la costruzione totalitaria furono sperimentate per prima. I comunisti usarono questi metodi anni dopo negli altri paesi dell’Europa Centrale ed Orientale, conquistati durante la Seconda guerra mondiale.

Il genocidio per via della fame artificiale portò alle perdite irreversibili demografiche, culturali e mentali. Tuttavia, il fatto che Stalin fallì a portare tutti gli ucraini alla sottomissione, impedì al dittatore di cambiare la configurazione di tutto il mondo libero al suo capriccio personale. I comunisti furono esausti dopo la fine della Seconda guerra mondiale e le onde della lotta militare sorsero nell’Ucraina Occidentale, come anche le ribellioni nei campi di lavoro Gulag. Loro comunque riuscirono ad instaurare i governi burattini filo moscoviti in mezza Europa, ma non ebbero le risorse per effettuare un genocidio simile all’Holodomor, oppure le purghe di massa come quelle durante il periodo del Grande Terrore degli anni 1937-1938.

I dissidenti sovietici, tra i quali Vasyl Stus e Yevhen Sverstyuk, raccontarono al mondo quel che succedeva dietro la Cortina di ferro. Tali persone furono tra le poche che scongiurarono la completa perdita della libertà in queste terre.

Non furono né i primi né gli ultimi. Perfino durante l’Holodomor i giornalisti britannici Malcolm Muggeridge e Gareth Jones scrissero i rapporti circa le atrocità della fame artificiale in Ucraina. Migliaia di ucraini che fuggirono dall’Unione Sovietica dopo la Seconda guerra mondiale raccontavano instancabilmente alla gente in Europa, Stati Uniti, Australia, negli Stati africani e asiatici circa il genocidio sconosciuto – l’Holodomor. Una miriade degli storici coraggiosi, giornalisti onesti e politici responsabili sopraggiunsero in loro aiuto. Alla fine, l’Unione Sovietica fu forzata a riconoscere il fatto  della fame, perfino prima del collasso dell’Impero comunista.

La verità, che non potrebbe essere nascosta nonostante il blocco di informazione e non potrebbe essere distrutta nonostante i milioni di morti, diventò un passo avanti verso la libertà. È probabile che senza questa verità le repressioni, torture, rapimenti e l’oppressione estrema della libertà di parola avrebbero potuto continuare fino ai giorni nostri.

L’Ucraina ha proclamato l’indipendenza nel 1991 e sta ancora percorrendo la strada tortuosa verso la democrazia, superando la repressione dei diritti umani, corruzione e l’abuso di potere. Tuttavia, gli ucraini rimangono forti e si adoperano sicuri verso la libertà europea.

Il totalitarismo si è ristabilito all’Est. La guerra contro il totalitarismo è totale. Ha portato via un centinaio di vite durante l’Euromaidan a Kyiv, e le migliaia degli ucraini durante la guerra contro l’espansionismo russo.

L’Ucraina crede, che il mondo non abbandonerà le persone coraggiose e impegnate, non rimarrà in silenzio davanti i crimini russi contro un paese libero. Il nostro messaggio al mondo è la libertà. Noi combatteremo per essa e la difenderemo.

 

Volodymyr Viatrovych

Storico, Direttore dell’Istituto Ucraino della Memoria Nazionale

 

Fonte: https://www.kyivpost.com/opinion/op-ed/volodymyr-viatrovych-ukraine-on-the-frontier-of-freedom-402800.html

 

Traduzione di Dana Kuchmash