KRUTY 1918 - dignità e coraggio
In questi giorni gli ucraini celebrano l’anniversario di una delle battaglie più importanti della la guerra della giovanissima Repubblica popolare Ucraina (UNR) contro le truppe barbariche della Russia bolscevica. Il 29 gennaio del 1918 le truppe ucraine si scontrarono con quelle russe nei pressi della stazione ferroviaria Kruty. Nonostante il vantaggio numerico schiacciante dei bolscevichi (l’unità ucraina fu composta da 520 soldati, mentre i bolscevichi contavano 4800 uomini), i giovani ucraini riuscirono a trattenere il nemico per 4 giorni permettendo alle forze principali ucraine di riorganizzarsi e prepararsi alle battaglie successive.
Sebbene la sconfitta, questa battaglia divenne il simbolo della lotta giovanile ucraina per la libertà della Patria. I giovani del Kurin’ studentesco combatterono come leoni, circa un centinaio di loro caddero, alcune decine furono catturati e fucilati. I sopravvissuti raccontarono dello svolgimento di questa battaglia e della dignità e coraggio degli studenti di fronte al plotone di esecuzione di Mikhail Muraviov, il comandante supremo dei bolscevichi russi.
Vi rimando al tratto del libro di Kostiantyn Tur-Knovalov, Kruty 1918, nel quale l’autore ci racconta proprio l’episodio dell’esecuzione dei giovani patrioti ucraini.
Per maggiori informazioni: https://ucraina-ucraini-in-italia.webnode.com.ua/news/come-le-stelle-luccicano-le-tombe-kruty-simbolo-della-lotta-ucraina-contro-laggressore-bolscevico/
KRUTY 1918
Kostiantyn Tur-Konovalov
…
La grigia mattinata di gennaio incontrò gli studenti con un freddo pungente. Il soldato dagli occhi stretti affrettava Tovstun con la baionetta mentre il marinaio dal muso grosso spingeva Volodia il quale si trascinava per ultimo. Finalmente tutti uscirono fuori.
Volodia abbagliato dalla luce, strizzando gli occhi si guardò intorno. In giro si espandevano gli stessi campi bianchi, un po’ in disparte c’era il treno blindato, mentre dietro di loro probabilmente rimaneva la stazione. Volodia si rendeva conto chiaramente che davanti li aspettava solo il nulla.
- Muovetevi, mettetevi in fila uno a uno! - ordinò il marinaio dal muso grosso.
Però i “malorosy”1 non avevano fretta di eseguire i suoi ordini. Allora gli scagnozzi di Muraviov iniziarono a metterli in riga di fronte alla fila degli assassini spingendoli con le baionette. Ma neanche questo funzionò più di tanto, i combattenti del Kurin’ studentesco rimanevano lì solo fisicamente. Coi pensieri i ragazzi si unirono con coloro che se ne andarono nell’aldilà prima.
Volodia diede un’occhiata al “Napoleone rosso”. Quello sembrava da poco rianimato. E poi era difficile veder bene i suoi occhi dietro le rotonde lenti gialle degli occhiali. Muraviov si spaparanzò sulla poltrona di velluto rosso mettendosi addosso una giuba civile di pelle. Sul bracciolo della poltrona lui posizionava una a una le ventisette pallottole.
- E questa, - Muraviov prese in mano una pallottola, - ve la regalo.
La fila degli studenti non si mosse neanche. Il “grande stratega” studiò i volti dei “malorosy”, ma li vide tutti calmi. Si aspettava di vedere almeno la paura di fronte alla macchina punitiva rossa… invece niente.
- A uno di voi… - “Napoleone rosso” fece una vera pausa teatrale, - ora gli regalo la vita…
Ma gli studenti non reagirono in nessun modo. I volti dei “signori malorosy” rimanevano calmi e lontani.
- Allora, chi vuole vivere? Faccia un passo avanti!
Nessuno si mosse.
- Vi do la parola del generale rosso.
Ad un tratto si scorse un leggero movimento.
- Sei una merda, non un generale!
- Chi? Chi l’ha detto? – strillò il “grande stratega”.
Volodia alzò la testa fiero e guardò dritto in faccia a Muraviov. Gli occhi del ragazzo non trapelavano né paura né dolore. Sì, capì il “comandante supremo”, questo studentello non solo non aveva paura di lui ma lo disprezzava con tutto il cuore. Il “genio della guerra a scaglioni” si infuriò.
- … mosca coraggiosa!
Fece segno ai fucilieri pronti a sparare. Volodia guardava in faccia Muraviov che aspettava di gustarsi il momento dello sparo. Però, quel momento tanto atteso fu interrotto dalla voce di Altyst.
Shche ne vmerla Ukraina, i slava, i volia,
Shche nam, brattia molodii, usmikhnetsia dolia…
(Non è ancora morta la gloria dell'Ucraina, né la sua libertà,
a noi, giovani fratelli, il destino sorriderà ancora.)
La voce alta e limpida di Pypskyi (Altyst) ricoprì tutto con una luce pura e fresca. Dal suo volto non trapelava né paura, né dolore, e neanche disperazione. Ormai non era più lì, lasciando in quel campo pieno di sangue solo la sua voce limpida.
…Zhynut’ nashi vorizhenky, yak rosa na soltsi.
Zapanuiem i my, brattia, u svoii storontsi.
(I nostri nemici scompariranno, come rugiada al sole,
e anche noi, fratelli, regneremo nel nostro Paese libero.)
Volodia guardò Muraviov; fu curioso di osservarlo come un caso clinico, classico e incurabile. I suoni dell’inno gli facevano male come lo fa un dolore insopportabile.
- Convooooglio! – strillò lo “stratega geniale”. – Prooooonti!
I fucilieri presero la mira. I “signori studenti” guardavano in faccia alla loro morte senza distogliere lo sguardo. Mentre i volti dei soldati o meglio dire dei carnefici furono vuoti, la muta obbedienza colmava il loro cervello e riempiva i loro occhi con l’oscurità.
- Fuoooco! – urlò Muraviov.
Esplosero gli spari; i “malorosy” odiosi caddero per terra come se fossero falciati. Ma l’inno continuava, il fucile del marinaio che doveva uccidere Pypskyi fece cilecca.
… Dushu y tilo my polozhym za nashu svobodu
I pokazhem, shcho my brattia, kozatskoho…2
(Daremo anima e corpo per la nostra libertà,
e mostreremo che noi, fratelli, siamo di stirpe…)
L’ultima parola fu taciuta dallo sparo, Muraviov tirando fuori Mauser sparò Altyst. La pallottola gli forò i polmoni, perciò non potte più cantare, ma le labbra si mossero ancora pronunciando:
- … rodu. (…cosacca)
Nevicava, la neve si appoggiava sui volti degli studenti coprendoli con una coperta innevata, portandoli via da quella terribile mattina di gennaio là dove i loro nomi sarebbero rimasti per sempre, dove potremmo incontrarli sempre allegri, e dove loro continueranno a cantare ancora e ancora le parole dell’inno Ucraino.
- Malorosy – nome dispregiativo usato dai russi nei confronti degli ucraini.
- Inno nazionale ucraino
Traduzione e prefazione di Dana Kuchmash
Combattenti nei pressi di Kruty: studenti e i loro comandanti. 100 anni fa, come anche oggi, furono proprio i giovani ad alzarsi in difesa della Patria. Quattrocento giovani si scontrarono con un esercito ben armato che contava 4800 uomini
Mikhail Muraviov – comandante russo. È conosciuto come una persona malvagia che odiava gli ucraini, fu uno dei più ferventi oppositori della politica di ucrainizzazione. Nel 1918 guidò l’assalto bolscevico contro Kyiv e l’esercito rosso nella battaglia nei pressi di Kruty.
Ginnasista Hryhoriy Pypskyi – cantava nel coro, nel momento più critico prima della fucilazione fu proprio lui che intonò l’Inno ucraino.
Le immagini prese dal libro di Kostiantyn Tur-Konovalov, Kruty 1918, tratte dall’omonimo film