DEPORTAZIONE FORZATA DEI TATARI DI CRIMEA

In questi giorni cade la ricorrenza della deportazione forzata del popolo tataro di Crimea (detto qirimli) perpetrato dal regime sovietico di Stalin nel 1944. Qirimli è un popolo formatosi sul territorio della Crimea già dal periodo degli ottomani risalente al XV secolo, che fino al XX secolo componeva la maggioranza della popolazione della penisola.

CAUSE

 Secondo la versione sovietica ufficiale, la deportazione fu la risposta del governo alla “diserzione di massa” dei 20 mila di qirimli all’inizio della Seconda guerra mondiale, e al loro presunto collaborazionismo durante l’occupazione nazista della penisola. Tuttavia, la quantità reale dei disertori tra i tatari fu simile a quella delle altre etnie. 

Invece, secondo la versione di diversi storici, l’Unione Sovietica si stava preparando alla guerra con la Turchia per gli stretti di Bosforo e dei Dardanelli, perciò negli anni 1943-1944 “ripuliva” il Caucaso e la Crimea dalle popolazioni potenzialmente sleali. 

SVOLGIMENTO 

Nell’operazione parteciparono 32 mila dei agenti dell’NKDV (Commissariato del popolo per gli affari interni); 

Gli sfratati avevano circa 15 minuti per raccogliere i propri beni; 

Alle famiglie di qirimli fu consentito di portare con se circa 500 kg tra effetti personali e generi alimentari (in realtà tutto si limitava a 20-30 kg a famiglia); 

I tatari di Crimea furono caricati nei treni merci e portati nelle zone di confino; 

Le proprietà dei qirimli deportati furono confiscate dallo Stato. 

QUNTITA’ DEI QIRIMLI DEPORTATI: 

183 mila di persone spedite nella zona di confino; 

6 mila deportati nei lagher della gestione di riserve; 

6 mila mandati al GULAG; 

5 mila di contingente speciale al trust di carbone di Mosca; 

La quantità di popolazione deportata ammontava a 200 mila persone. 

VITTIME E CONSEGUENZE 

Secondo i dati ufficiali, nei luoghi di confino morirono circa 20-25% dei qirimli. Invece, i dati ufficiosi indicano la cifra del 46% di periti. I sopravvissuti fino al 1956 venivano considerati deportati a vita senza diritto di abbandonare le aree di confino. Nel 1967 le accuse del governo staliniano contro i tatari furono revocate, tuttavia, il nuovo governo non diede il permesso di ritornare in patria. Il rimpatrio di massa ebbe inizio soltanto dal 1989. 

Il regime sovietico cercò di cancellare la memoria storica dell’indipendenza della Crimea e del popolo di qirimli. Il 25 giugno del 1946 la Crimea fu privata della sua autonomia e trasformata in una semplice regione della Russia Sovietica, mentre nei due anni successivi più 80% dei toponimi originari tatari furono sostituiti da quelli tipici sovietici. 

L’Ucraina non ha mai negato gli atti degli organi dell’NKVD dell’ex URSS riguardo ai diritti dei deportati, mentre dalla dichiarazione dell’indipendenza ucraina, lo Stato ha assunto la piena responsabilità del destino dei propri cittadini inclusi quelli rimpatriati dalle zone di deportazione. 

Solo dal 1989 i qirimli ebbero la possibilità di tornare nella loro terra natia, si buttarono a capofitto a ricostruire le loro case e riprendersi la loro vita, però la vita tranquilla non durò a lungo, alla fine di febbraio del 2014 la Russia ha di nuovo invaso la Crimea, la vita dei qirimli è di nuovo stravolta e come nel secolo precedente stanno ancora subendo le repressioni da parte del governo russo.

Dana Kuchmash