Anfibi impolverati di Dio
Il gattino aveva freddo nel bunker perciò si sedeva sempre vicino alla stufa. Il gattino era magro e sporco, con il pelo strappato ai fianchi. Ricordava bene il momento quando un mese fa all’improvviso, mentre lui dormiva nella sua casa, è iniziato il bombardamento. Il gattino ha fatto appena in tempo a sfuggire ad una parete che gli crollava addosso dopo una forte esplosione. Però un pezzo di essa lo ha colpito al fianco strappandogli il pelo e provocandogli una ferita che lo ha fatto soffrire a lungo finché il Dio non l’ha trovato…
All’inizio il gattino voleva scappare anche da Dio… appena vedeva qualcuno premeva le orecchie alla piccola testolina e scappava, nella sua breve vita da gatto lui ha imparato che da un momento all’altro accanto può scoppiare un bomba o colpire una raffica di mitragliatore.
Perciò quando davanti agli occhi del gattino sono apparsi gli anfibi impolverati di Dio, il quale è entrato nel cortile distrutto, il primo suo istinto era di fuggire o di nascondersi dentro la sua comoda tana tra i detriti aspettando che gli anfibi si allontanassero… il gattino però è stato visto.
Gli anfibi si sono fermati e il Dio si è abbassato guardando in silenzio con una terribile tristezza gli occhiolini terrorizzati che luccicavano tra le rovine.
Il Dio ha allungato la mano e ha tirato fuori il gattino dai pezzi di mattoni e tegole studiando, sempre in silenzio, il piccolo corpicino teso dalla paura, dal quale spuntavano le costole sottili. All’inizio il gattino voleva mordere o graffiare, però ancora prima di trovare il coraggio per farlo il Dio ha messo la mano in tasca e ha tirato fuori un pezzo di pane, e mentre il micetto lo divorava avidamente il Dio gli accarezzava dolcemente la sua magra schiena.
Il Dio lo ha portato via con sé.
Sul pollice della mano sinistra di Dio c’era una profonda cicatrice, della quale il gattino se ne accorto quando lui gli spalmava sulla ferita qualche pomata che gli alleviava il dolore e gli permetteva di dormire tranquillo.
Grazie a questa cicatrice il gattino riconosceva il suo salvatore tra gli altri Dei che lo trattavano bene, gli davano da mangiare, lo accarezzavano e giocavano con lui nelle ore calme tra i combattimenti o tra i turni.
Il gattino non sapeva come esprimere il suo amore verso il Dio per questo molto spesso leccava la cicatrice sul suo pollice, il Dio si metteva a ridere accarezzando il suo piccolo amico.
Oggi faceva molto freddo, e mentre il Dio dormiva il gattino si è spostato più vicino al fuoco. La ferita è quasi guarita e ora lui poteva sdraiarsi sul fianco lesionato non temendo più il dolore improvviso.
Ad un tratto qualcosa ha colpito con forza la terra vicino al bunker, poi ancora… e ancora… le pareti tremavano e il Dio insieme agli altri prendendo il mitra è corso fuori. Nel bunker non è rimasto nessuno, nell’angolo si vedevano solo gli occhi terrorizzati del gattino.
L’attacco è durato circa un’ora. Da fuori giungevano grida, boati, raffiche di mitragliatore, fischio dei proiettili, e il gattino sempre più forte si premeva contro il pavimento del bunker.
Finalmente è finito tutto. Uno degli amici di Dio è entrato di corsa nel bunker, ha preso al volo un paio di coperte ed è corso fuori. Il gattino ha strisciato timoroso fuori dall’angolo ed è salito su per le scale. Intorno al bunker si vedevano la terra sparsa, i sacchi depositati, i pezzi di legno in fiamme, i combattenti indaffarati… il comandante gridava qualcosa alla ricetrasmittente.
E poi c’era qualcuno sdraiato per terra… non si capiva di chi si trattasse perché il suo volto era coperto da un telo sul quale si diffondeva una grande macchia rossa.
Di fronte al micetto sono passati in fretta i medici, nessuno se ne accorgeva di lui, così è andato a cercare il Dio nonostante l’aria fredda gli pungesse tutto il corpo. Gli anfibi scorrazzavano davanti ai suoi occhi, ma nessuno di essi profumava di Dio.
Il gattino si è imbattuto in un cratere, l’ha annusato, percependo a malapena l’odore familiare ha proseguito e all’improvviso ha visto il sangue per terra.
Il micetto ha alzato la testa rendendosi conto di aver avvicinato il corpo coperto da un telo, ma coperto non del tutto, da sotto il telo si vedeva il palmo con una cicatrice profonda sul pollice.
Il gattino si è avvicinato al dito e lo ha toccato con il naso. Il dito non si è mosso. Allora lui si è girato e piano piano si è diretto verso il bunker, si è sdraiato là dove prima del combattimento dormiva il Dio ed è rimasto immobile.
Poco dopo nel bunker sono scersi altri Dei scambiando solo poche parole tra di loro. Qualcuno ha acceso una candela, qualcuno ha versato qualcosa nel bicchiere, qualcuno con gli occhi umidi guardava nel vuoto.
Uno degli amici di Dio ha versato nella ciottola del gattino il latte, in un’altra ha messo un pezzo di carne… il gattino non si è mosso…
Yan Osoka
Traduzione di Dana Kuchmash
Fonte: https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=2187231554930231&id=100009302244961